Beni Architettonici

Ponti della Valle

Beni Architettonici

9 June 2019

La parte dell’acquedotto Carolino ( patrimonio dell’ UNESCO ) che costituisce i Ponti della Valle è annoverata tra le più importanti opere d’arte del mondo e costituisce l’elemento più spettacolare dell’intero condotto. Il ponte, con i suoi 529 metri di lunghezza, fu, all’epoca, il ponte più lungo d’Europa e con le sue triplici arcate ben proporzionate testimonia nei secoli il genio di Vanvitelli (la qualità dell’opera vanvitelliana è testimoniata anche dalla sua resistenza ai tre violenti terremoti che hanno colpito l’area negli ultimi due secoli). I 44 piloni della parte superiore sono a pianta quadrata e terminano con una strada larga quasi due metri racchiusa da due spalliere. I passaggi interni sopra ciascun ordine formano gallerie luminose utili al controllo del sistema. L’intonaco rosso crea fasce decise ed armoniose sul grigio del tufo. L’opera è godibile in qualsiasi ora del giorno ed anche di sera tarda se c’è la luna piena. Se si sale il monte Garzano (basta seguire le indicazioni per il santuario di san Michele Arcangelo), subito si passa l’arcata che porta le grandi lapidi commemorative della costruzione dell’acquedotto. Poi, a mezza costa del monte, si passa sotto un’arcata dell’ultimo livello degli archi del condotto. Da lì la veduta dei Ponti della Valle mozza il fiato.

Il Castello

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9 June 2019

Il primo elemento della Terra di Valle ( Catalogus Baronum aa. 1150/1168 ), è rappresentato dal Castello, edificato presumibilmente intorno all’XI secolo su resti più antichi, posseduto da Carlo I d’Angiò che nel 1269 lo donò agli Artois. Il conte Roberto II d’Artois, detto il Nobile (n. 1250-1302 Courtrai), trasferitosi in Sicilia dopo la morte (1285) di Carlo I assunse la reggenza del Regno e senza apparenti motivi lo diede a Diego Della Ratta. All’interno del Castello, come si legge in un’inventario redatto nel 1544 dal Notaio Ferdinando Rossi, Regio Commissario inviato a Valle dal Vicerè don Pietro di Toledo, vi era una chiesa sotto il titolo di S.Maria del Castello di diritto patronato del feudatario, formata di un pingue beneficio ( beneficio de jure patronato della Casa Santa di A.G.P. di Napoli ). I beni della chiesa erano costituiti da terreni seminativi denominati:
– Piana Maggiore di moggi 32 e passi 6;
– Campagnano di moggi 14 e passi 13;
– Il Campo di moggi 1, passi 4 e passitelli 5;
– Mezzopane di moggi 1, passi 4 e passitelli 5;
– Mezzopane di moggi 1 e passitelli 2;
– La Chiusa di moggi 1, passi 15 e passitelli 15.
Dall’inventario redatto nel 1753 da Tavolari don Michelangelo Porzio e Costantino Manni, il castello venne indicato come diruto e la chiesa di S.Maria del Castello rovinata.

Il Monumento Ossario ai Caduti Garibaldini

Beni Architettonici

9 June 2019

Per iniziativa dell’Associazione dei Superstiti delle patrie battaglie di Napoli, con il patrocinio attivo del comune di Maddaloni, sorse nel 1888 l’idea di un monumento ai Ponti della Valle che raccogliesse le ossa dei caduti il 1° ottobre 1860, sparse sotterra per quei campi. Scultore fu il maestro Enrico Mossutti; autore del progetto, per la parte architettonica, e direttore dei lavori fu l’ing. Carmelo Destino. La costruzione fu compiuta dal cav. Giuseppe Gozzolino. Il monumento si eleva per circa 19 metri con un obelisco di forma triangolare in cima al quale è posta la stella d’Italia. L’obelisco sorge su una base, in mezzo alla quale s’apre la porta che dà l’accesso all’ossario. Ai lati di questa porta ci sono degli altorilievi rapprensentanti, insieme all’eroe dei due mondi, Nino Bixio, Pilade Bronzetti, Fabrizi, Cairoli, Dezza, Avezzana, Medici, De Martino ed altri ancora. Le loro figure, scolpite nel vivo masso, sono come la rievocazione dell’epopea garibaldina e sembrano uscir fuori dalla tomba. Questa base, che è come il plinto su cui si leva l’obelisco, poggia su tre scalini,sul terzo dei quali vi erano, fino al furto avvenuto nel 1990, dei fasci d’arme addossati alla roccia dalla quale parevano uscire “naturlamente”. L’ingresso alla cripta è custodito da una porta di ferro ornata da due rami di palme, quasi sacro simbolo della corona di gloria, che nella storia dell’umanità cinge la fronte dei martiri per la patria. Questo ingresso è sormontato da un serto di quercia, che cinge la data 1° ottobre 1860. La vittoria delle camicie rosse è raffigurata da una statua colossale di bronzo che, con una falce fiammeggiante nella destra e rami di palma nella sinistra, si posa sul plinto dopo il volo glorioso, per deporre la palma auspicata sul monumento che tanti ricordi e tanto eroismo rammenta. Questa statua, che fa onore all’artista Mossutti, è stata fusa dalla fonderia Bracale. Il monumento è chiuso con un cancello alto 2 metri, stile egiziano, fuso nello stabilimento De Lamorte. Per la costruzione occorsero circa dieci anni, tra lavori veri ed interruzioni prolungate.

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